Il culto di San Michele in Messico: il sincretismo tra religione azteca e cristiana

Dio “Tezcatlipoca” alato e in abiti a guerriero mentre colpisce un serpente con un tubo celeste a forma di spada.

di Domenico Sergio Antonacci

Il Gargano è stato luogo di propagazione del culto di San Michele Arcangelo che da qui si diffonderà in tutta Europa (si veda Saint Michel nella Normandia, la cui prima pietra veniva dal Gargano).
E’ certamente noto ai più il Santuario di San Michele sul Gargano, precisamente a Monte Sant’Angelo, dedicato al Santo con le ali probabilmente fin dal V/VII secolo e tra i primi luoghi intitolati all’Arcangelo in Italia.

Con la scoperta delle “nuove Indie” e la relativa colonizzazione, gli europei imposero la loro cultura alle popolazioni indigene e uno degli strumenti attraverso il quale fu perpetrato questo “genocidio culturale” (e spesso non solo culturale) fu proprio l’evangelizzazione.
Al netto di altre valutazioni sugli effetti dell’invasione europea in questo post voglio evidenziare la curiosa vicenda di San Miguel del Milagro, segnalatami da Domenico Moretti, santuario situato a Tlaxcala, città di circa 80000 abitanti a poche ora dalla capitale Città del Messico.

San Miguel del Milagro è un santuario cristiano costruito nel 1680 in cui si è compiuto un processo di “esaugurazione”. 
Si tratta, cioè, di un centro religioso e culturale pre-colombiano diventato santuario cristiano, così come avvenne nel V secolo sul Gargano.
Pertanto, nel culto messicano si scorge un interessante intreccio di tradizioni pagane (atzeche) e cristiano-ebraiche analogo a quello garganico.

Il santuario “di Cacaxtla”, sin dall’epoca pre-colombiana, era posto in un centro religioso già meta di pellegrinaggi indios. Diventato un luogo sacro cristiano, continuò ad essere frequentato dalle popolazioni indigene.
Le cronache e i documenti del secolo XVI attestano l’esistenza di una divinità tutelare delle comunità agricole precolombiane nella regione di Puebla-Tlaxcala, chiamata Camaxtle, una divinità bellicosa adorata per il combattimento (primo punto di contatto con San Michele).

Dopo la “conquista spirituale” di questa regione, Camaxtle, la divinità guerriera tradizionale, fu sostituita dall’immagine del Capo delle Milizie Celesti, l’Arcangelo Michele, apparso all’indios Diego Lázaro.

Chiesa di San Miguel del Milagro

Il villaggio di Nativitas, così come tutta la zona archeologica di Cacaxtla, era caratterizzato dalla presenza di un singolare culto, riservato alle divinità femminili, con un centro cerimoniale, tutto al femminile, nel quale officiavano le cihuatlamacazques, sacerdotesse della dea-serpente del tempio di Xochitecát. 

Il culto esprimeva un rituale fondamentalmente legato ai cicli agrario e astronomico (secondo punto di contatto, le date di San Michele legate alla transumanza) e si svolgeva sulla sommità della Piramide de las Flores, edificata in modo da essere perfettamente allineata con il vulcano La Malinche. Sulla sua sommità era stato scolpito nella pietra un volto della dea serpente. 

Questo, il 29 settembre (terzo punto di contatto, uno dei giorni dedicati San Michele), veniva illuminato dai raggi del sole e con un sapiente effetto ottico, quando essi lo lambivano, sembrava che la dea aprisse gli occhi. La coincidenza della data del 29 settembre del calendario cristiano (festa di S. Michele Arcangelo) con il fenomeno riguardante il volto in pietra della dea-serpente ha determinato la scomparsa del culto riservatole e la sua sostituzione con quello micaelico. 

Questo processo potrebbe essere stato favorito dal fatto che l’Arcangelo, nella tipica iconografia sauroctona (mentre uccide il drago/serpente, quarto punto di contatto), ricordava molto probabilmente ai missionari europei tanto la dea-serpente, quanto le numerose leggende legate ai corsi d’acqua. Il mito della donna-serpente identificato prima con il Dragone, poi con il diavolo o Satana, e iconograficamente rappresentato con fattezze femminili fin dal XIII secolo, era stato in numerosi contesti simbolo di malvagità, di peccato, di paganesimo, di caos e di morte fino a divenire, nell’iconografia cristiana simbolo cristologico con la sirena bicaudata.

Il mito della dea-serpente trova anche la sua origine in età paleolitica nella grotta di Chauvet nel Vallon-Pont-d’Arc in Francia, risalente a circa 30.000 anni fa. Qui si può intravedere la dea-serpente associata alle forza distruttive dell’ordine cosmico.

Anche in Messico il culto si instaurò grazie a delle “apparizioni”: la prima durante una processione del Santissimo Sacramento e la seconda del 1631 quando Diego Lázaro, ammalatosi a causa della disobbedienza all’Arcangelo, si lascia guidare da lui alla ricerca della fonte miracolosa (quinto punto di contatto, con l’acqua miracolosa della grotta del Gargano, oggi scomparsa). 

Statua di Chiesa di San Miguel del Milagro

Anche in questo caso Diego Lazaro si recherà dal vescovo per informarlo di quando accaduto (sesto punto di contatto come nella prima apparizione del Gargano).

Il santuario di San Miguel del Milagro sorge in altura (a 2.300 mt slm) in uno scenario altamente suggestivo, ubicato in una gola stretta che ospita una grotta e una sorgente (settimo punto di contatto). Secondo una leggenda popolare, conosciuta da numerosi pellegrini, nella profondità della gola si apriva la Cueva del Diablo, ossia una cavità sotterranea in cui erano confinate le forze oscure e malefiche (ottavo punto di contatto con il Gargano).

L’Arcangelo ha acquisito tanto i tratti distintivi del dio Tezcatlipoca, quanto le funzioni sauroctone della dea-serpente Xochiquetzál o della divinità sauroctona Cipactli. Occorre anche sottolineare che nella visione del mondo mesoamericano le caratteristiche naturali come grotte, rocce isolate, pareti rocciose, montagne e corsi d’acqua formano il paesaggio rituale. Questi elementi sono considerati alla stregua di esseri animati e sono intesi quali dimore di divinità e di spiriti, oppure delle anime degli antenati.

Similmente al dio Tezcatlipoca anche l’immagine S. Miguel del Milagro appare con ali di aquila e rivestito degli stessi ornamenti tipici della divinità “nauhatl”. 

In questo caso il sincretismo si è potenziato dal momento che il glifo, con il quale si scriveva il nome della divinità azteca (composto da due piume di aquila di colore rosso e celeste), veniva pronunciato miquetl, un termine con una fonìa molto simile al miguel spagnolo (nono punto di contatto).

Tezcatlipoca alado

San Miguel del Milagro non è l’unico caso del genere in Messico.

Nel 1689 apparve a Càdiz la Descipción histórica y moral in cui si tracciava la storia del santuario di San Miguel de Chalma: nella grotta dove più tardi sarebbe sorto il santuario della Chalma, si era verificata la sostituzione del culto reso al dio Oxtotéotl (dio della grotta) con il culto micaelico.

L’area religiosa azteca di Malinalco sorge a 1.170 metri sul livello del mare ed è dominata dal Cauhcalli, un tempio-grotta in cui veniva adorato il dio dell’acqua Tláloc. 

La soglia del tempio è a forma di enormi fauci di un serpente con la lingua biforcuta raffigurati in modo da rappresentare Cipactli. L’interno è di forma circolare e conserva un sedile riccamente decorato con figure di aquile e giaguari scolpiti nella pietra. In esso si effettuavano le cerimonie di iniziazione dei guerrieri dell’aquila e del giaguaro, una gerarchia militare dell’esercito mexica. In quest’edificio si svolgevano i rituali propri di Tláloc e si invocavano gli avi affinché proteggessero la sorgente che sgorgava nei pressi del tempio. 

Con l’arrivo dei missionari spagnoli (in particolare i francescani a partire dal 1524) e con lo sviluppo del culto di S. Miguel de Chalma, la sorgente venne posta sotto la protezione dell’Arcangelo (e chiamata Rincon de San Miguel), mentre l’altare, utilizzato in passato per compiere i sacrifici e i rituali del dio Tláloc, fu riutilizzato per celebrare il sacrificio eucaristico in onore a S. Miguel il 29 settembre di ogni anno.

Il passaggio dalla fede primitiva degli Aztechi alla disciplina del cristianesimo avvenne solo apparentemente con molta semplicità. Restavano le difficoltà legate alla comunicazione.

Infatti, i nativi americani, nella fase di evangelizzazione, dovettero assimilare una grande quantità di oggetti figurativi, spesso estranei alle loro conoscenze e alla loro cultura e, agli occhi degli indiani, totalmente privi di concretezza. Le rappresentazioni delle nuvole, delle grotte e degli alberi erano espressioni simboliche utilizzate per rappresentare la natura e risultavano inconciliabili con la quotidianità esperienziale indigena. Il bestiario fantastico europeo riprodotto dai religiosi, decorativo o demoniaco che fosse, era completamente avulso dalle conoscenze mitologiche locali. Pertanto, in assenza di una precisa conoscenza della lingua indigena e di un adeguato vocabolario, gli europei furono costretti a identificare tutto ciò che era loro ignoto e a farlo rientrare nelle categorie della cultura classica e cristiana.

Pertanto, l’istituzione del santuario messicano di San Miguel, così come era avvenuto sul Gargano, mirava a cancellare il culto pagano preesistente assimilando, in parte, le pratiche e le funzioni. Il luogo prescelto era conforme al prototipo del sito garganico, anch’esso consacrato tramite un’epifania e con identica funzione iatrica. 

L’Arcangelo Michele, così come la Vergine di Guadalupe, rimandava al tema centrale dell’Apocalisse: la lotta tra Dio e il Male. Michele è colui che combattendo il male rivela il Cristo, mentre la Donna, incoronata di dodici stelle e vestita di sole, è la mediatrice tra l’uomo e il Cristo. La Vergine è la «forma de Dios», mentre l’Arcangelo è «sello de la semejanza con Dios». 

La nuova concezione sostenuta dai missionari è quella secondo i quali il Messico è la nuova Gerusalemme, mentre S. Miguel o Virgen de Guadalupe vincono le divinità pagane. 

Secondo questa visione anche il simbolo del Messico che campeggia sulla bandiera fu reinterpretato in chiave teologica, oltre che come prefigurazione del cristianesimo che doveva arrivare in quelle terre. L’aquila raffigura, a seconda dei casi, S. Miguel o la Virgen de Guadalupe che afferra tra gli artigli il serpente simbolo delle divinità pre-hispaniche secondo una precisa volontà di ricreare nella terra messicana il Tempio di Gerusalemme. 

La stessa conformazione della città di Messico, di proposito creata in forma quadrangolare così come lo era il Tempio di Gerusalemme, aveva sui quattro lati i baluardi che la difendevano dagli infedeli: i quattro santuari de la Bala, della Piedad, de los Remedios e di Guadalupe.

Quanto riportato è estratto liberamente dai seguenti documenti che potete leggere nella versione completa per riscontrare altre testimonianze e approfondire la conoscenza di questo fenomeno, più diffuso di quello che si pensi nei territori colonizzati dagli europei.
San Miguel del Milagro: la aparición del Arcángel en Tlaxcala, México
San Miguel del Milagro: evangelizzazione o reinvenzione indigena?
Il santuario di San Miguel del Milagro in Messico

Tezcaltipoca
Domenico Luciano Moretti scrive: Nella chiesa ci sono 4 dipinti che raffigurano le principali apparizioni di San Michele nel mondo, ed ecco qui “L’apparizione al Gargano”, dove sopra in alto c’è Monte Sant’Angelo che si può confrontare con un pezzo di affresco nella grotta Micaelica. Chi dipinse il quadro conosceva Monte Sant’Angelo? Spero al più presto di potermi recare in Messico per poter leggere cosa riporta la descrizione in basso al dipinto.